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"...Parlo del dialogo furente tra due macellai - un maniaco omicida e una cinica affittacamere - nel giorno fatale di piazzale Loreto. Nell'atroce esposizione che Ferruccio Parri definì 'macelleria messicana'. La tensione drammatica incendia, fino a consumarlo completamente, il piccolo orrore dei protagonisti, trasformando il loro vizio in una sorta di funerea profezia: tutti i vincitori hanno i loro scribi, pronti a ordire nuove menzogne. Il testo è un'affermazione disperata di fede, il cui senso sta nell'essere invaso dalla grande orda dei vinti. Poi la scrittura si scioglie grazie a una dote che Groppali possiede in quantità, e che è il segno distintivo del vero scrittore: la pietà. E con le parole si scioglie il cuore dei personaggi finché una salvezza laica emerge: non quella di chi trova una via d'uscita ma quella della conoscenza." (Luca Doninelli)